Prosecco, conosci veramente quello che bevi?
È tra i portabandiera delle bollicine italiane, un gioiello della nostra enologia che si chiama Prosecco. Per certi versi è uno spumante rivoluzionario, che ha cambiato il modo di intendere le bollicine con un approccio giovane e dinamico, grazie al suo stile e all’ottimo rapporto qualità-prezzo. Ma lo conosciamo veramente?
Tanti sanno che la sua zona di produzione è in Veneto e Friuli Venezia Giulia, ma pochi conoscono le sue origini. Perciò dobbiamo tornare indietro ai primi anni del Cinquecento nella ridente Trieste, quando si dichiarò che la ribolla, il principale prodotto locale, fosse il naturale erede di un celebre vino dell’antichità: il pucino, celebrato da Plinio e apprezzato per le sue doti medicinali da Livia, moglie di Augusto. Alla fine del secolo si avvertì la necessità di distinguere la ribolla triestina dagli altri vini goriziani con lo stesso nome. Così si cambiò la denominazione riportandola all’antico luogo di produzione: il castellum nobile vino Pucinum con il Castello di Prosecco. Sapevate che Prosecco, quartiere nel comune di Trieste, significa bosco tagliato? Infatti si disboscava per lasciar posto all’impianto delle viti.
La prima citazione conosciuta dopo il cambio di denominazione è stata scritta dal gentiluomo inglese Fynes Moryson nel 1593, quando visitando il nord Italia annotò:
"L'Histria è divisa tra il Forum Julii, e l'Histria propriamente detta (...). Qui cresce il vino Pucinum, ora chiamato Prosecho, assai celebrato da Plinio".
La Glera, il vero vitigno caratterizzante del Prosecco delle origini, cominciò il suo viaggio dal Goriziano, passando per Venezia, arrivò in Dalmazia, Vicenza e… finalmente nel Trevigiano. Nel corso dei secoli la produzione nella zona d’origine diminuì, mentre aumentò sempre più fra le colline di Conegliano, Asolo e Valdobbiadene nel Trevigiano. Il termine “Prosecco”, come oggi lo intendiamo, comparve per la prima volta nel poemetto Il Roccolo Ditirambo scritto nel 1754 a Venezia.
Il successo esplosivo del Prosecco fece gola a molti, che ieri quanto oggi cercano di imitarlo. Così divenne urgente regolamentare il fenomeno ed essendo vietato dalle norme internazionali proteggere il nome di un vitigno, che fare? Si scelse di ricollegare la produzione veneta col nome della località originaria del Prosecco e di ripristinare gli antichi nomi Glera e Glera lunga. Si decise di creare un’unica area di produzione nelle provincie del Veneto e del Friuli Venezia Giulia dove il vitigno era autorizzato. Il procedimento si concluse nel 2009 con il riconoscimento della D.O.C. Prosecco e le due D.O.C.G. Conegliano Valdobbiadene e Colli Asolani.
No dico… per caso vi è venuta sete? Ci facciamo un bel Brut?