La nostra storia

Le origini della famiglia Lovadina

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Casa natale di Mirco Lovadina, Arcade (TV)

Mirco Lovadina

La storia del fondatore

Nato ad Arcade nel 1936, Mirco è cresciuto insieme al fratello Lino nella fattoria dei nonni Stefano e Amalia Lovadina. Il nonno (classe 1871), artigiano del legno, si vide costretto a vendere il laboratorio e i macchinari per la mancanza di lavoro dovuta alla lunga crisi del primo dopoguerra. Il padre di Mirco, Vittorio Lovadina (classe 1907), decise con intraprendenza e coraggio di investire su una osteria e mescita di vino a Santa Lucia di Piave nel 1946, continuando ad affiancare il nonno Stefano nella conduzione della piccola azienda agricola.

Da Padova a Conegliano

Le origini della famiglia Lovadina

Animato dal desiderio di ricercare le proprie origini e riscoprire il mondo dei propri antenati, Mirco ha voluto ricostruire l’albero genealogico dei Lovadina, basandosi su fonti attinte dagli archivi del Vaticano. Nella discendenza dei Lovadina, originari di Padova, si annoverano personaggi illustri e segnalati per dignità. Simone Lovadina fu presidente del Consiglio di Padova nel 1385, e fu iscritto alla nobilità di Adria. Alcuni suoi eredi si distinsero come capitani della flotta veneta (XV-XVII secolo), mentre un altro ramo fiorì in quel di Treviso. Luigi Lovadina fu protonotario apostolico nel 1716, Giuseppe Lovadina fu cavaliere aurato della milizia nel 1785.

La parola a Mirco Lovadina

Gli inizi, un rifugio durante la Seconda Guerra Mondiale

L’inizio della nostra storia coincide con i miei primi ricordi da bambino legati al soggiorno presso la fattoria del nonno Stefano ad Arcade, che rappresentò per me e mio fratello Lino un rifugio sicuro durante gli eventi bellici del 1942 e 1943. Nella memoria conservo tuttora il profumo della distillazione della grappa e quello del pane fatto in casa, che la gente di passaggio ci chiedeva (nel 1940 era stata reintrodotta la tessera annonaria), e che noi donavamo senza creare obblighi e senza preoccuparci se il pane distribuito era più di quello consumato in famiglia. Ricordo quanto la condivisione del pane avvicinasse a noi le persone, facendoci sentire tutti compagni, proprio come suggerisce l’etimologia latina della parola. Allo stesso modo, offrire un bicchiere di vino rappresentava l’occasione per riportare in vita speranze e sogni sepolti dal perdurare del conflitto mondiale. Di quel particolare periodo non potrò mai scordare il rifugio antiaereo in cemento armato che mio padre aveva fatto costruire sotto l’ex laboratorio ed il sovrastante fienile, affinché fosse doppiamente protetto, così come non dimenticherò la sua accortezza di sistemarvi dentro scorte di viveri e appositi attrezzi per scavare, nell’eventualità in cui la via d’uscita ci fosse stata preclusa dalle macerie.

La pigiatura a piedi scalzi e...

L'antico rito della vendemmia

L’antico rito della vendemmia e la pigiatura a piedi scalzi che, come per magia, trasformava l’uva in vino, mi affascinarono più di ogni altra cosa nella vita di campagna, di cui mi innamorai prestissimo. Avevo sei o sette anni quando pregai una domestica di farmi assaggiare un paio di gocce di mosto, e lo apprezzai a tal punto che chiesi alla nonna Amalia se, a colazione, potesse sostituire il latte con il mosto. Credo davvero che questa precoce degustazione sia stata la scintilla che mi accese la curiosità per i sapori e gli aromi del vino, forse già percependo che la mia missione sarebbe diventata comprenderne appieno le innumerevoli sfumature.

Osteria Lovadina, Santa Lucia di Piave (TV)

Gli anni a Campolongo

Il passaggio da S. Lucia di Piave a Conegliano

Qualche anno più tardi, dopo esserci stabiliti a Santa lucia di Piave, dove nostro padre gestiva un’osteria, ci trasferimmo a Campolongo di Conegliano, giacché egli, nell’intento di indirizzare noi due figli più grandi all’attività commerciale, aveva rilevato un bel negozio di alimentari con abitazione annessa e diverse licenze, tra cui quella per sali e tabacchi. Esercitai dunque diligentemente le mansioni affidatemi, finché le mie attitudini e motivazioni non mi spinsero a prendermi una pausa sabbatica per cercare occasioni di crescita personale e sperimentare una prospettiva diversa. Perseguire interessi sino ad allora trascurati mi aiutò a riflettere sui miei obiettivi, regalandomi esperienze uniche e straordinarie, come l’indimenticabile avventura su quattro ruote nel 1956, che mi condusse a ripercorrere le tappe della Coppa d’Oro delle Dolomiti in un tour attraverso paesaggi mozzafiato.

La predisposizione per gli affari

Promotore vendite

Negli anni a seguire, occupai la posizione di promotore vendite per la provincia di Treviso in una importante azienda alimentare, affinando le mie capacità comunicative e acquisendo conoscenze che mi consentirono di instaurare relazioni con diverse aziende e ricoprire incarichi per aree ben più vaste. Fu un periodo di soddisfazioni e successi, coronati da uno speciale riconoscimento per i risultati raggiunti nel lavoro che avevo sempre svolto con entusiasmo e dedizione.

Vinitaly 2010

Uno sguardo al mondo HORECA

La prima attività in proprio

Grazie all’esperienza raccolta, in particolare nel comparto conserviero, avviai un’attività imprenditoriale seguendo la mia aspirazione a realizzare una vasta gamma di conservati a marchio privato per i canali Horeca e GDO nazionali. In questa nuova avventura, fu decisivo il supporto di mio figlio Gianni, le cui competenze strategiche e di sviluppo internazionale contribuirono al consolidamento della linea “Tesori del Sud” sul mercato italiano prima, e su alcuni mercati esteri poi. La commercializzazione dei nostri prodotti richiese un impegno costante e l’assidua partecipazione alle principali fiere del settore agroalimentare Made in Italy. Tra le manifestazioni di riferimento, il Cibus di Parma rappresentò per noi un evento di straordinaria rilevanza, in quanto non solo ci permise di sviluppare relazioni durature con importanti buyers, ma ci offrì anche ghiotte opportunità di formazione sui temi cruciali che le imprese italiane del food&wine sono chiamate ad affrontare nella ristorazione e valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche.

Il microcosmo del Prosecco Superiore

Le Dolcirive Costaruél

Nonostante gli intensi programmi di lavoro in ogni stagione dell’anno, non ho mai perso di vista il sogno di esplorare il prezioso e inimitabile microcosmo del Prosecco Superiore. Fortunatamente, avevo fatto tesoro del bagaglio di insegnamenti lasciatomi da mio nonno Stefano, dotato di un talento naturale per fare vino, e mio padre provvide con lungimiranza a mettere a fuoco l’obiettivo al momento giusto. E così, quando egli vendette un immobile per acquistare vigne diffuse su cinque ettari in zona collinare a Susegana, decisi di assecondare la mia passione per la tradizione vinicola, maturata fin da bambino e, insieme a mio figlio, mi dedicai anima e corpo ad un progetto tanto rischioso quanto fortemente voluto: la creazione di vini artigianali in una veste ispirata all’eleganza della semplicità, ricca di fascino e segreti richiami culturali alle origini della denominazione Conegliano-Valdobbiadene. Tutto partendo da zero. A poco a poco, come in una labirintica ricerca delle radici della famiglia Lovadina nel cuore del territorio di appartenenza, prese vita la linea di vini e spumanti Le Dolcirive Costaruel, un brand che racchiude i principi fondanti della nostra visione aziendale dal 2008 in avanti.

Mio padre ed io produciamo vini pregiati

La parola a Gianni Lovadina

Mio padre ed io produciamo vini pregiati, condividendo la voglia di sperimentare le tecniche tradizionali legate alle peculiarità ambientali e culturali delle colline del Prosecco. In sedici anni, abbiamo perfezionato il sistema di raccolta e il processo produttivo, dalla pigiatura al confezionamento. Anni di sacrifici, ricompensati dai successi che le nostre linee di vini a marchio Costaruél hanno raccolto sia in Italia che all’estero.

Il marchio nasce dall’unione tra il termine Costa, una località di Conegliano, ma anche nome che descrive un terreno che abbia del pendio a similitudine dell’arco, e ruél che ricorda la ruota, dunque qualcosa di tondeggiante: il nome è un riferimento ai dolci profili collinari di Conegliano e Valdobbiadene dove crescono i vigneti vocati alla produzione del Prosecco Superiore Docg.

Negli ultimi anni il Prosecco si è evoluto, è diventato un prodotto di consumo di massa, apprezzato per la sua bassa gradazione alcolica e versatilità. Può essere usato sia come aperitivo che durante il pasto fino al dolce. Queste caratteristiche hanno aperto il Prosecco al largo consumo, e nella massa il prodotto rischia di snaturarsi. Nel nostro piccolo cerchiamo di invertire la rotta, proponendo un prodotto più vicino al concetto di slow food e dunque con caratteristiche da assaporare lentamente.

Dalla fondazione dell’azienda abbiamo sempre integrato la sostenibilità nella nostra visione, cercando soluzioni per minimizzare l’impatto ambientale, a cominciare da un uso consapevole dei prodotti fitosanitari, implementando gli strumenti di monitoraggio in vigneto, per arrivare fino alla creazione di un packaging brevettato che privilegia materiali naturali e riciclati.

Poter essere pienamente coerenti con i valori che ci guidano nelle vigne e in cantina è un grande traguardo per noi. Perché responsabilità sociale, cura del territorio, rispetto delle risorse naturali e impegno innovativo sono alla base della nostra filosofia produttiva.

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